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La classica traduzione del titolo italiano: “Le allegre comari di Windsor” tradisce il vero significato della commedia di Shakespeare. La leggenda narra che l’opera nacque per soddisfare il desiderio della regina Elisabetta I di vedere ancora in azione il personaggio di Falstaff che aveva amato nelle due opere precedenti del grande drammaturgo “Enrico IV” ed “Enrico V”. Però, come sempre, Shakespeare mischia le carte in tavola e crea una commedia divertente con Falstaff come protagonista, ma non si premura di dare il nome del personaggio all’opera, com’è tradizione. Perché? Noi riteniamo che i veri protagonisti siano le “allegre mogli” e non Falstaff. Le donne, in una cittadina di provincia, riescono a coinvolgere i mariti, il dottore, la suora, l’ostessa, la pettegola del paese… tutti borghesucci annoiati, in una girandola di scherzi esplosivi e crudeli a scapito del povero Falstaff, diventando così, un’immagine “ante litteram” dell’emancipazione della donna. Falstaff, tronfio cavaliere con le tasche vuote, arrogante, lussurioso e amorale, insieme alle “allegre mogli” urta la mentalità dei concittadini benpensanti, creando situazioni provocatorie e spiazzanti. Tutti personaggi che sembrano quasi usciti da una puntata della serie televisiva “Casalinghe disperate”: tradimenti, gelosie, invidie, soldi, carriera. Questa lettura ci ha spinti ad ambientare la vicenda nell’Italia tra gli anni ‘50 e ’60, nel pieno “boom” economico, dove convivevano vecchie usanze e moderne convenienze, dove il denaro cominciava a gestire anche i sentimenti, dove anche l’amore era “un affare” non solo di cuore! Insomma una “commedia all’italiana” dove si ride molto, ma si è costretti a pensare tanto.
Adattamento e regia: Roberto Marafante
-- RIDUZIONE PREVISTA PER ULTRASESSANTACINQUENNI, DISABILI, UNDER 16
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