È sopravvissuto alla sua stessa strage,
ma il veleno in cui era intinta la spada dell'amico Laerte l'ha reso pazzo.
Ora è in attesa di giudizio.
Amleto è sospeso.
E in quello spazio 'sospeso' ripercorre ossessivamente tutte le cose dette e le cose fatte dal momento in cui ha scoperto l'assassinio del padre fino ad ora.
Un fiume di parole che creano altre parole, e poi parole/parole/parole e ancora altre parole che creano immagini le quali a loro volta aprono multiversii sul pensiero e sull'agire umano.
Amelto 8.0 come gli 80 minuti senza respiro, in cui lo spettatore è accompagnato per mano.
gipeto (scrittura e direzione) e il mariele (interpretazione) scelgono di farlo in versi,
in rima, con il linguaggio della Poesia e della riscrittura originale.
Più prestazione atletica e contemporanea che classica riedizione di Shakespeare.
È un canto?
È un atto di protesta?
È un assolo jazz?
È una televendita?
È una confessione?
O solo un flusso di coscienza?
L’obbiettivo finale è un artigianato teatrale: viscerale, ruminante,
dialettico ma interiore, meditativo, dantesco e hip hop insieme,
verbalmente bruciante e ipnotico.
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