Il lavoro si incentra sul concetto di segno dove corpo, spazio, tempo, movimento e costruzione coreografica
sono segni adesi al performer ma indipendenti tra loro. Il performer mette in atto una costruzione live dei vari
piani edificando attorno a sé i segni ritmici di una scrittura. Mentre scrive, la danza affonda dentro la relazione
dicotomica tra ciò che è visibile e invisibile, esposto e nascosto.
Ispirato allo spazio dell’hortus conclusus e alle geometrie dei pavimenti dei palazzi rinascimentali, il
coreografo invita il pubblico sul pavimento del giardino, nel salone di un castello temporaneo.
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