Oggi è fondamentale ascoltare in modo diverso e
profondo il corpo per recuperare parti di un sapere arcaico, aprire un nuovo immaginario e coltivare
collettivamente un nuovo linguaggio.
Attraverso un movimento di riappropriazione dal basso, voglio celebrare il potere del corpo, attraverso il
bacino. L'intento è quello di ridare valore, dignità e voce a quest'area al di là delle scelte di genere, del
posizionamento identitario o dell'anatomia sessuale. Oggi è fondamentale ascoltare in modo diverso e
profondo il corpo per recuperare parti di un sapere arcaico, aprire un nuovo immaginario e coltivare
collettivamente un nuovo linguaggio.
La sfera pelvica, in quanto parte del corpo con il potenziale per generare la vita e preservare la specie, è la
nostra porta d'accesso al mistero della vita e della morte. Sebbene sia una fonte di potere - o proprio per
questo - l'area pelvica è anche un luogo di repressione e vergogna. La sua associazione con l'oscurità, il
peccato e il male è profondamente radicata nella nostra società, che reprime l'opacità, la negatività e il
mistero come incompatibili con i diktat della produttività e del rendimento.
Erede di una cosmologia che per lungo tempo ha posto il divino al di fuori e al di sopra dei nostri corpi prima
di cancellarlo quasi del tutto, la nostra cultura occidentale alimenta una conoscenza astratta e un modello di
corpo umano normativo, ideale e irreale, dimenticando la pluralità dei nostri corpi e dei nostri generi.
Questo progetto è un atto di richiamo a una sensibilità che si potrebbe definire dionisiaca: un desiderio, un
impulso, una forza vitale e creativa che lega ogni singolo corpo al Tutto della natura.
Come propone Silvia Federici, "ascoltiamo il linguaggio del corpo, le sue fragilità e imperfezioni, per riscoprire,
al di là dei suoi confini, la magica continuità che ci lega agli altri esseri viventi che abitano la terra".
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