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La Guida è una storia.
Di quelle che disperde le complessità, che mostra prospettive inesplorate e rivela quanto poco scontato sia parlare di cura verso l’altro.
E se è di storie che stiamo parlando, è impossibile non intraprendere la via dello Zen, una tradizione che da sempre si serve della narrazione come veicolo di comprensione e risveglio personale. Ma c’è qualcosa, nello Zen, che è difficile da descrivere con le parole: il rapporto tra lo studente e il suo insegnante. È qualcosa che va ben oltre la nostra concezione ordinaria e sfocia nella trasmissione di valori “cuore a cuore” di valori e pratiche.
La Guida è una storia che parla di crescita personale, del percorso che si deve fare per compierla ma, soprattutto, del Maestro inteso come colui che è in grado di mostrarci una direzione diversa rispetto a quella che stavamo percorrendo.
Maestro non è necessariamente una persona: può essere una situazione, un viaggio, una malattia, una perdita, qualcosa che entra nella nostra vita cambiandola per sempre.
La Guida racconta una storia che racchiude in sé molte storie scavando nelle profondità delle relazioni umane che si basano sulla dedizione verso l’altro e l’arte del dono.
La storia
La necessità di attraversare il deserto è l’occasione di un incontro fra un ragazzo e Musa, un uomo che vive da solo in un oasi. L’oasi è un rifugio, un punto di passaggio per i molti viaggiatori che attraversano il deserto in fuga da fame e guerre: Musa sarà La Guida che lo aiuterà a compiere il viaggio. La relazione umana e l’obiettivo di riuscire a sopravvivere in un ambiente ostile sono uno stimolo per ricevere insegnamenti che vanno al di là delle semplici indicazioni pratiche.
Chi è Musa? Qual è la sua storia? E perché assume su di sé un ruolo così fondamentale, ovvero quello di aiutare i viaggiatori salvando vite umane? Una storia attuale, delicata e vera per l’anima più di quanto non si possa immaginare.
A seguire, la vigorosa eleganza della Maestra e Monaca Annamaria Gyoetsu Epifanìa vi incanterà con la Performance in tre quadri di danza Butoh. Accompagnata da una voce recitante, ci mostrerà La Trilogia del Dharma, ovvero i tre momenti, sia conseguenti che compresenti nel tempo, del percorso spirituale nel Dharma: la mente confusa, il Samadhi profondo con la percezione della Vacuità, il ritorno al mercato, ovvero lo sguardo della visione chiara e compassionevole sulla vita ordinaria.
I tre quadri vengono introdotti dalla lettura di un testo: il primo da un Koan della tradizione Zen, il secondo dal Sutra del Cuore della Prajna Paramita, il terzo dal testo della canzone Itsumo Nando (Sempre con me), colonna sonora del quadro stesso.
Questa performance si propone di illuminare tre momenti : il caos, la spiritualità, il quotidiano, ognuno espressione del Dharma.
Risvegliarsi è restituire verità al dolore, silenzio all’ascolto, bellezza alla gioia di piccoli momenti, nella consapevolezza del loro alternarsi e dell’inseparabilità dell’uno dall’altro.
La danza Butoh
La danza Ankoku Butoh, abbreviato in Butoh, significa Danza delle Tenebre. È una forma di teatro danza giapponese che nasce nel 1959 con la collaborazione tra i due fondatori: Hijikata Tatsumi e Kazuo Ohono. Si caratterizza per una profonda ricerca introspettiva che affonda le radici nella pratica e spiritualità dello Zen, ed un estetismo che attinge all’espressionismo tedesco ed al teatro tradizionale giapponese Kabuki.
“L’arte della danza può parlare di ciò che le parole non possono raggiungere. Kazuo Ohono usava dire che la danza deve rivelare “la forma dell’anima”, attingendo all’universale. Nel mio intendimento la bellezza della meditazione porta alla consapevolezza di essere vivi in ogni atto della vita. L’invito per il pubblico è di ritrovare nel silenzio la libertà della mente. Silenzio è non aggiungere niente all’esserci così come ci troviamo ad essere.”