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ITA
Daniele Sepe con il suo sax dà voce a un messaggio musicale libertario e anarchico. Nato a Napoli nel 1960, Sepe è una sorta di Frank Zappa della musica partenopea: jazz, world music, rock, reggae si mescolano in una policroma fusione di stili. Musica dai contenuti spesso ‘impegnati’ eppure sempre capace di penetrare l’animo popolare.
Sepe ha fatto della resistenza uno stile di vita: resistenza intellettuale, politica e soprattutto artistica. Dall’esordio precoce (a sedici anni con i Zezi, gruppo operaio di Pomigliano d’Arco), all’intensa gavetta come turnista e accompagnatore (durante gli anni Ottanta non c’è disco prodotto a Napoli in cui non si senta il suo sassofono: da Nino D’Angelo a Gino Paoli, Eduardo De Crescenzo, Nino Buonocore…), alla faticosa emersione come solista. Per fortuna del nostro, il suo disco Vite perdite (1993) fa breccia nel pubblico e diventa un successo internazionale. Da allora è un turbinio di progetti musicali: nulla può contenere l’urgenza espressiva di Sepe. Lo ha dimostrato anche la recente esperienza dei lockdown. Impossibilitato a suonare dal vivo, ha sfornato dischi a ritmi vertiginosi: Lockdown #1 (tra colonne sonore e Sonny Rollins), Lockdown #2 (con i brani del Canzoniere Terrestre), Direction Zappa (un live d’archivio) e poi ancora Truffe & Other Sturiellett’ Vol. 4 (in)cumplete classical und chamber miusik (con materiali d’archivio).
In questa bulimia produttiva molto zappiana, le idee si accendono l’una con l’altra: a coronamento di questa staffetta discografica è arrivato quindi Sepè le Mokò, omaggio alle colonne sonore dei film di Totò. Sepe aveva già omaggiato il principe della risata nel 1999 con Totò Sketches: un progetto con musiche originali che ha avuto vita lunghissima dal vivo (con tanto di proiezioni dei film di Totò). Ma Sepè le Mokò va oltre: attinge direttamente dalle colonne sonore dei film usciti tra il 1957 e il 1962, firmate da compositori come Piero Piccioni, Armando Trovajoli, Lelio Luttazzi, Carlo Rustichelli, Alessandro Cicognini, Piero Umiliani. Musiche la cui alta caratura jazzistica non è mai stata adeguatamente valorizzata.
Daniele Sepe with his sax gives voice to a libertarian and anarchic musical message. Born in Naples in 1960, Sepe is a sort of Frank Zappa of Neapolitan music: jazz, world music, rock, reggae mix in a polychrome fusion of styles. Music with often 'committed' content yet always capable of penetrating the popular soul.
ENG
Sepe made resistance a lifestyle: intellectual, political and above all artistic resistance. From his early debut (at sixteen with the Zezi, a workers' group from Pomigliano d'Arco), to his intense apprenticeship as a session musician and accompanist (during the 1980s there was no record produced in Naples in which his saxophone was not heard : from Nino D'Angelo to Gino Paoli, Eduardo De Crescenzo, Nino Buonocore...), to the laborious emergence as a soloist. Luckily for him, his album Vite Losi (1993) struck a chord with the public and became an international success. Since then there has been a whirlwind of musical projects: nothing can contain Sepe's expressive urgency. The recent experience of lockdowns has also demonstrated this. Unable to play live, he churned out records at a dizzying pace: Lockdown #1 (between soundtracks and Sonny Rollins), Lockdown #2 (with songs from the Canzoniere Terrestre), Direction Zappa (a live archive) and then again Truffe & Other Sturiellett' Vol. 4 (in)cumplete classical und chamber miusik (with archival materials).
In this very Zappa-like production bulimia, ideas spark off one another: to crown this record relay came Sepè le Mokò, a tribute to the soundtracks of Totò's films. Sepe had already paid homage to the prince of laughter in 1999 with Totò Sketches: a project with original music that had a very long live life (including screenings of Totò's films). But Sepè le Mokò goes further: it draws directly from the soundtracks of films released between 1957 and 1962, written by composers such as Piero Piccioni, Armando Trovajoli, Lelio Luttazzi, Carlo Rustichelli, Alessandro Cicognini, Piero Umiliani. Music whose high jazz caliber has never been adequately valorised.