Dal 31 GENNAIO al 3 FEBBRAIO 2019
3 FEBBRAIO replica in INGLESE senza sottotitoli
Giovedì Venerdì Sabato h 21 - Domenica ore 19
biglietto unico 10 euro
*si consiglia la prenotazione
"un capolavoro di scrittura, di contributi attoriali, di rigore registico" Rodolfo di Giammarco
★★★★★ Edinburgh Culture Review
★★★★★ The Spy In The Stalls
★★★★ The Wee Review
★★★★ London Theatre Review
★★★★ Theatre Pub London
ECHOES
di Lorenzo De Liberato
regia Stefano Patti
con Marco Quaglia e Stefano Patti
La voce di Nancy Babich è di Alice Spisa
light designer Paride Donatelli
scenografia Barbara Bessi
costumi Marta Genovese
suono Matteo Gabrielli e Samuele Ravenna
aiuto regia Cristiano Demurtas
produzione 369gradi
progetto sostenuto da Carrozzerie_n.o.t
residenza produttiva 2015 Teatro Studio Uno
presentato al Edinburgh Festival Fringe 2017
presentato al Festival inscena! New York 2018
presentato a Limerick Belltable Theatre Ireland 2018
presentato in London UK Tristan Bates 2018
In un futuro distopico e vicino a noi la Terra è divisa in grandi blocchi governativi. Non esiste la democrazia come la conosciamo. Non esiste l’umanità come la intendiamo oggi. Una bomba è stata sganciata in un agglomerato urbano. Sono morte un milione di persone. Un giornalista, De Bois, intervista il responsabile della carneficina, il misterioso Ecoh. La domanda è semplice e precisa: Perché?
“Quello che mi ha colpito del testo di Lorenzo De Liberato è l’appassionata crudeltà con cui i due protagonisti si studiano, si attaccano, si divorano all’interno della griglia drammaturgica del “thriller”: un bunker, una crisi economica, un’intervista, uno sterminio. La ricchezza di temi come l’Amore, il Potere, l’Economia e la Religione presenti in Echoes permette un’analisi sull’uomo e sulle sue paure. La paura porta Ecoh a imporre il passaggio di testimone a De Bois: i due opposti diventano così tragicamente complementari. Il bunker, luogo affascinante e oscuro dove è ambientata la vicenda, rappresenta per me un ring, una scacchiera, un set televisivo dove avviene il massacro, principalmente dialettico. Diveniamo così spettatori di un urlo disperato dove l’unico interlocutore è una eco fredda e distaccata”.
Stefano Patti