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Event details
di Tonino Guerra
traduzione Giuseppe Bellosi
con Roberto Magnani
cura Marco Martinelli
tecnico suono e luci Luca Fagioli
produzione Ravenna Teatro
LO SPETTACOLO:
L’idea di lavorare su l’Odiséa di Tonino Guerra è nata dall’esigenza di uno scavo quotidiano nella poesia e dalla voglia, in me, di affinare l’uso del dialetto come “lingua di scena”. Il dialetto come lingua incarnata, un pozzo da cui attingere visioni e immaginario, un contatto con i fantasmi dei nostri antenati. Il Teatro delle Albe, la compagnia di cui faccio parte da ormai dieci anni, ha da sempre lavorato su tutto questo, ne ha fatto uno dei cardini irrinunciabili della sua poetica, con esiti altissimi.
Dopo anni di apprendistato, dopo aver per anni abitato la gabbia dell’Alcina come cane-cavaliere, attento alle mille variazioni che di quella lingua faceva Ermanna Montanari, l’intenzione è quindi quella di avviare un esercizio personale, nel senso etimologico di un percorso che nella ripetizione assidua trovi il suo modo di maturare e approfondirsi.
L’idea si era già concretizzata un anno fa con un reading di poesie di Raffaello Baldini, unico e felice esito a Seneghe, in Sardegna, durante il festival “Il settembre dei poeti”. Marco Martinelli mi ha proposto poi di lavorare insieme in quella direzione, per una serata all’interno del “Nobodaddy”. Dapprima si pensava a una antologia di poeti dialettali romagnoli, durante il lavoro però la nostra attenzione si è focalizzata su un unico testo, la riscrittura da parte di Guerra dell’Odissea, mito fondante della cultura occidentale.
Abbiamo mantenuto le caratteristiche di una lettura, la convenzione che si stipula con lo spettatore è chiara: c’è un leggio, e l’attore legge facendosi voce narrante, impersonando di volta in volta la voce del narratore, del protagonista e di tutti i personaggi che Ulisse incontra lungo il viaggio.
Un’unica luce proveniente dal leggio, unico elemento scenico, e alcuni interventi musicali tratti dalle Variazioni Goldberg di Johann Sebastian Bach, interpretate dalla fisarmonica di Stefan Hussong.
Per quanto riguarda il dialetto, non potendo utilizzare il santarcangiolese di Guerra, abbiamo compiuto un doppio-triplo salto mortale. Abbiamo chiesto a Giuseppe Bellosi, poeta raffinato e importante studioso delle tradizioni di Romagna, la sua versione in fusignanese, a cui poi abbiamo apportato alcune piccole modifiche per adattarlo al dialetto di Castiglione di Ravenna, mio paese di origine.
Gli armeni chiamano la loro lingua “la tutta splendida”: e questo vale per tutti i narratori di storie del mondo.
BIO:
Roberto Magnani si avvicina giovanissimo al Teatro delle Albe partecipando alla non-scuola, e nel 1998 entra a far parte stabilmente della compagnia, partecipando in tutti gli spettacoli.
Nel 2009 debutta con ODISÉA “lettura selvatica” di Tonino Guerra, in cui per la prima volta si cimenta da solo in un lavoro-esercizio per affinare l’uso del dialetto romagnolo come lingua di scena. Nel 2015 debutta con E’ BAL, poemetto in lingua romagnola di Nevio Spadoni, ideato e realizzato insieme a Simone Marzocchi, compositore e trombettista. Nel 2018 firma la regia e la drammaturgia di Macbetto, dal testo di Giovanni Testori, nel quale è in scena insieme a Consuelo Battiston e Eleonora Sedioli.
Dal 2008 è responsabile dell’archivio costumi del Teatro delle Albe.
Roberto Magnani ha pubblicato su riviste come Gli Asini (diretta da Goffredo Fofi) e Venezia Musica e dintorni (diretta da Leonardo Mello per Fondazione Venezia), e sul libro Il Teatro salvato dai ragazzini. Esperienze di crescita attraverso l’arte (a cura di Debora Pietrobono e Rodolfo Sacchettini, edizioni dell’Asino).
biglietto:
ONLINE > 5€ | 4€ under 30
CASSA IN LOCO > biglietto unico 8€