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Per assistere ai nostri spettacoli, è necessario registrarsi all’associazione (se non lo si è già fatto) e sottoscrivere la tessera associativa annuale del costo di € 2,00 da pagarsi direttamente in contanti al botteghino del teatro il giorno della replica. La sottoscrizione online obbligatoria deve avvenire entro e non oltre 24 ore prima l’inizio della replica. Ogni singolo partecipante all’evento, dovrà essere socio di fACTORy32 pertanto è necessario che ogni partecipante si registri al sito tramite il link: https://www.assofacile.it/calendario/factory32/iscriviti; oppure cliccando sul link a sinistra (o sotto, da smartphone): ISCRIVITI.
Senza la pervenuta richiesta associativa, la conseguente presa in carico e accettazione, non si potrà accedere alla sala teatrale.
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fACTORy32 - Stagione Teatrale 2021/2022
Dall'1 al 3 luglio 2022
Venerdì ore 20.00 - Sabato e Domenica ore 20.30
DISCORSI SENZA PUNTO MENTRE LA VERITÀ CIAO
Con Gledis Cinque, Erica Del Bianco, Federico Rubino, Nick Russo
Testo di Rodolfo Ciulla e Aureliano Delisi
Regia di Pier Vittorio Mannucci
Aiuto regia di Gledis Cinque
Costumi e Scenografie di PaT – Passi Teatrali
Produzione PaT – Passi Teatrali
Dopo il successo di Cafards e Petrolio, PaT – Passi Teatrali torna sulle scene milanesi con Discorsi Senza Punto Mentre la Verità Ciao, vincitore della I Edizione del Concorso “PaT - Passi Teatrali” per la Drammaturgia Italiana Contemporanea Under 35, organizzato in collaborazione con il Teatro fACTORy32 e lo spazio teatrale Quarta Parete di Milano. Il testo ha vinto anche il premio di drammaturgia contemporanea "Shakespeare is now" (2019) ed è stato finalista a "Drammi di forza maggiore" (2021).
Discorsi si interroga sul senso della vita: perché siamo qui? Qual è il significato ultimo della nostra esistenza? E che cosa dobbiamo farne – di questa e delle altre che, forse, verranno? Queste domande hanno assillato l’umanità fin dall’alba dei tempi, pungolando le menti di filosofi come Kant, Kierkegaard e Schopenhauer, scrittori come Dostoevskij, Proust e Ligotti, e umoristi del calibro di Douglas Adams e dei Monty Python. Discorsi riprende lo spirito di questi ultimi, dando vita a un susseguirsi di vicende surreali apparentemente scollegate: ma le apparenze, si sa, ingannano. A porsi la domanda delle domande troviamo un ginocchio e un gomito, un diavolo e un uomo apatico, un supereroe e sua moglie, un leone e un’antilope, la Terra e il Sole. Personaggi diversi eppur attanagliati dallo stesso desiderio bruciante di trovare una verità assoluta, che continua, sempre e in modo frustrante, a sfuggire di mano.
Note di regia
Discorsi mi ha colpito come una folgore: è spiazzante, esilarante, stimolante, e tante altre cose che finiscono in “ante.” È un testo-iceberg, con una molteplicità di livelli di lettura e una complessità che sono nascosti a un primo sguardo, ma emergono con prepotenza con il passare dei minuti. Discorsiabbraccia la poliedricità della natura (umana e non), raccontandola in tutte le sue forme, e alternando con maestria leggerezza e dramma per raccontare la cosa più semplice e complessa che ci sia: la vita.Una vita fatta di ostacoli, cadute, sforzi che sembrano destinati a non finire mai. Una vita vissuta di corsa, senza fermarsi mai, inseguendo un traguardo che pare allontanarsi sempre più: una maratona.
Questa è l’idea che ha guidato la messa in scena dello spettacolo: i personaggi come maratoneti, corridori senza volto che solcano le strade della vita. Le loro identità sono fugaci, effimere: etichette che ci appiccichiamo addosso senza sapere per che, abbandonate nel magazzino di ruoli creato della società contemporanea, in cui tutti possono essere tutto e finiscono, paradossalmente, per non essere niente. La vita è il ruolo che ci assegniamo, o quello che decidiamo di prenderci? O, forse, la vita va oltre i ruoli, ma siamo divenuti incapaci di farne a meno, spinti dal nostro desiderio di incasellare, categorizzare, ridurre l’orribile incertezza che ci circonda per creare un ordine illusorio? Scegliendo di essere qualcosa – qualunque cosa scegliamo la finitezza dell’essere e rinunciamo alle infinite possibilità del non-essere, sacrificando la proteiforme capacità umana di reinventarsi ancora, e ancora, e ancora.
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Via Watt 32, Milano
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