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Nelle canzoni di Vecchioni c’è la vita, tutta, quella carica di dolore e quella della felicità febbrile e costante, sempre laicamente sacra. C’è la passione, la lotta per la libertà, il mito e la favola, la storia laddove la poesia assume una forma scenica di gioia e commozione. C’è il cuore, la voce ed ogni singolo nervo a cantare l’amore, il mare e la sua pace, alzando gli occhi a quel cielo capovolto dove ritrovare la serenità dell’inquietudine.
La sua ricerca della bellezza disperata viene esternata in purezza con le piccole cose, è qui che avviene il miracolo segreto dove tutto diventa poesia. Roberto è l’eterno bambino che riesce a stupirsi dinanzi al mondo, cade e si rialza, guarda negli occhi il dolore, va a cercare gli amici perduti, fa scacco a Dio e soprattutto non si vergogna di parlare ai figli, aiutandoli a reggere il dolore, a lasciare loro fogli dove scrivere versi, a lottare ed essere contro, alzare il pugno usando come arma i libri. Roberto è un “lanciatore di coltelli, che vive ancora l’illusione eterna di poter sbattere le braccia a alzarsi in volo”. I coltelli sono i suoi pensieri, le canzoni, le emozioni, con cui ha mirato alle stelle. A volte sono cadute a volte no, non importa, quel che conta è aver alzato gli occhi al cielo con il tentativo di leggerlo.
Paolo Marrone (cantante dei Favonio) e Massimo Germini (chitarrista di Vecchioni) ci regalano una splendida selezione dal repertorio di Roberto Vecchioni, con versioni realizzate con rispetto e dedizione ma al contempo personalità.