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Dettagli evento
Un appuntamento unico ospitato in una location suggestiva, gli ex Oleifici Salentini di Girolamo Comi.
Massimo Donno presenta "La spada e l'incanto" uno spettacolo liberamente ispirato al Cantico delle Creature di San Francesco D'Assisi.
Sul palco Massimo Donno (chitarra e voce), Emanuele Coluccia (fiati) Eleonora Pascarelli (voce, synth),
Dario Congedo (batteria), Stefano Rielli (contrabbasso).
Ottocento anni e non dimostrarli, avendo al contrario la sorprendente capacità di esprimere istanze e
aneliti della nostra contemporaneità, pur così diversa e lontana dall’epoca in cui fu composto: è questa
la forza dirompente del Cantico delle creature di Francesco d’Assisi che, in una di - mensione di
ascesa verso il divino, colse in ogni aspetto della creazione la santità di un’opera che -si direbbe oggi-
deve essere custodita come un bene comune e salvaguardata come una risorsa da preservare per le
generazioni a venire. Una libera rivisitazione del Cantico è alla base di queste mie canzoni che spero
possano mettere in risalto la perdurante validità di questo approccio al mondo e alle creature che lo
abitano, quale che siano le motivazioni -religiose o laiche- che assumiamo come norma e regola del
nostro agire. Canzoni che parlano di temi ricorrenti ed eterni, di lavoro e guerra, di solitudine e pace,
della sconfinata bellezza di un universo sempre sul punto di rovesciarsi nel suo opposto, precipitando
nell’inferno degli uomini. A riprova che quel testo del 1200 non parla di cose lontane e remote: parla
di noi.
“La spada e l’incanto” è una rilettura del Cantico delle Creature o, meglio, riscrittura, in forma
canzone. È, innanzitutto un omaggio a questo componimento che nel 2025 compie ottocento anni.
Questo lavoro riporta all'epoca contemporanea una serie di temi che sono fondamentali come
l'ambiente, il rapporto tra gli esseri umani, tra l'uomo e la natura. Si parla di relazioni, di connessioni,
di lavoro ed immigrazione, di guerra, di tempo, di solitudine ed isolamento. Si parla di ambiente e
territorio, di rispetto degli stessi, di amore e protezione verso la natura. Si dà voce al Santo
rivoluzionario in una cornice che non è quella del 1200 ma è il nostro vissuto quotidiano, la nostra
epoca, fatta di sconfinata bellezza da un lato, ma anche di tante piaghe dall'altro. Una veste che offre
suggestioni e riflessioni sull'epoca contemporanea, dunque, partendo dalle analisi e dai presupposti
dai quali si muoveva il santo di Assisi, restituendogli contemporaneità e laicità.
Una riflessione nella direzione di voler sia omaggiare una delle prime forme di poesia ad ottocento
anni dalla sua scrittura, ma anche di riportare al centro delle nostre esistenze la bellezza della natura,
istanza da vivere consapevolmente e da custodire.
Essere, partecipare e comprendere sono alla base delle relazioni sociali, delle interazioni tra
individuo ed ambiente. Francesco ha vissuto con coerenza ogni aspetto che descrive ed esalta nel
Cantico. La sua non è scrittura astratta ma comunione con il circostante, descrizione serena e coerente
di ogni istanza vissuta, di ogni essere vivente, piante ed animali, con il quale entra in relazione e che
considera tessere di questo meraviglioso e divino mosaico. Francesco si ispira al mondo e non ad un
singolo e limitato territorio: il cantico è frutto di tutto l’orizzonte spirituale e della gioia incontenibile
del santo dei poveri, amante della poesia, della musica. L'uomo esiste in interazione con il circostante,
fatto di tante specificità differenti che rendono complesso l'universo: quella di Francesco è una
posizione che abbatte la gerarchia ed il dualismo tra uomo ed animali, tra uomo e natura, tra uomo e
uomo, tra eros ed àgape. Questa complessità rappresenta una sana diversità che compone il creato ed
il vissuto di ogni essere. Il cantico, in tale accezione, lungi dall’essere di orientamento esclusivamente
teologico, filosofico o pedagogico, descrive ed esalta queste verità semplici ed elementari che, a
distanza di ottocento anni, risultano talvolta latitare dal nostro vivere quotidiano: in questo risiede la
straordinaria attualità del messaggio di Francesco, la sua forza politica, poetica e rivoluzionaria.
Un’esaltazione della comunione tra gli elementi e gli uomini, tra chiaro e scuro, tra vita e morte.
Interiorizzare questo principio avvicina il Cantico ad un breve trattato di educazione ambientale, di
educazione alla cura del Creato, presupposti basilari di ogni processo educativo e culturale. Tutto ciò
ci fornisce le chiavi di lettura di una rinnovata e necessaria presa di responsabilità verso l’intero
sistema ambientale, ma anche verso gli esseri umani, verso la storia, verso la propria epoca, nel
passato ed in divenire.
Il Cantico viene diviso per capitoli, per andare a sviluppare quelli che sono i punti nevralgici della
composizione poetica. Per ogni capitolo nasce una canzone, una riflessione a sé stante ma
indissolubilmente legata all'intero tessuto poetico-narrativo del Cantico. Si parlerà di "fratello sole",
di "luna e stelle", dell'acqua ed il fuoco, del perdono, della morte corporale, ma anche della vita di
San Francesco, della relazione con la madre e con il padre, di eros e thanatos, dei viaggi in Oriente,
della miseria, anche politica e culturale, dell’Occidente.
Le sonorità di questo disco si rifanno al Mediterraneo, pur avendo talvolta un’ossatura armonica e
melodica lontana dai suoi linguaggi tipici. Si intrasente talora un sound balcanico, altre volte più
vicino ai suoni dell’Africa Occidentale o del Sud Italia. Sostanzialmente è un disco acustico con un
uso discreto anche dell’elettronica e di strumenti elettrici come la chitarra. La matrice etnica viene
esaltata attraverso l’utilizzo di strumenti tradizionali di varie aree: bongos, tabla, Kalimba, organetto,
marimba, ecc.
Il disco vede la partecipazione, in qualità di arrangiatore, del maestro Riccardo Tesi. Numerosi gli
ospiti di rilievo: Rachele Andrioli & Coro a Coro, Redi Hasa al violoncello, Morris Pellizzari
alla chitarra elettrica, Ettore Bonafè al vibrafono, Cesare Dell’Anna alla tromba, ecc.
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