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SILENT CONCERT
Ho camminato a lungo con uno zaino, per giorni consecutivi, ho spesso dormito in tenda, quasi sempre da solo. Una volta pulite le stoviglie, aver controllato sulla mappa il sentiero del giorno dopo e spenta la torcia rimane solo una cosa da fare, ad occhi chiusi, prima di dormire: ascoltare la radio. La mia ha sempre trovato posto in una tasca laterale: piccola, leggera, batterie immortali. Anche quando ero bambino, nelle notti di luci spente, televisioni e letture vietate, era facile nascondere una radio e un'auricolare vicino al letto e ascoltare a occhi chiusi il mistero notturno della propagazione del segnale in onde medie, segnali che rimbalzano da luoghi lontani, ben oltre l'orizzonte, dal confine buio della ionosfera fino alla mia radio, fino a me: approfondimenti politici rumeni, trasmissioni in lingua francese per ascoltatori africani, grandi successi greci degli anni 50.
Anche in tenda cerco di capire da dove venga il segnale più lontano: ho ascoltato la BBC in Albania, Radio France in Scozia, la RNW olandese in Norvegia, Radio China International nel Gandaki nepalese. Invariabilmente mi chiedevo se queste voci riuscissero ad immaginarmi, sdraiato in una tenda azzurra tra gli abeti o nella settima città della Francia, vicino alla stazione. L'idea stessa della trasmissione di un segnale, non è facile ammetterlo, mi emoziona anche più della musica; una ricezione con un piccolo altoparlante mi emoziona più di una grande hall per concerti. Per La Campeggia FS cercherò di trasmettere via radio e a breve distanza questa sensazione lontana.
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