Concerto poetico-musicale della tiorbista Francesca Benetti in cui accosta la vita umana e i suoi svariati affetti alla condizione del mondo vegetale, resiliente e insieme resistente nel rimanere in vita.
Sogno un concerto in una serra al contrario.
Io e il pubblico ci troviamo in uno spazio limitato mentre fuori, all’aria aperta, ci sono le
piante e i fiori che ci guardano attraverso un vetro. Sogno proprio una serra al negativo.
Questa situazione capovolta, ineffetti, l’avevo trovata in un giardino di una villa pugliese.
Questa primavera avrei dovuto fare la mia prima residenza dedicata a questo progetto:
Verde Barocco. Avrei dovuto studiare con la tiorba e la voce i testi poetici del primo
seicento e la loro musica per ben 7 giorni, avvolta dalle piante che sono per me -da
sempre- ascolto e ispirazione artistica.
Questo concerto poetico-musicale è -dunque- pensato in un giardino, in un parco, in un
orto botanico, in una chiesa persa nella campagna, oppure in una casa abitata dalle
piante.
Attratta istitivamente dal mondo vegetale come rifugio emotivo e catartico e, al contempo
affascinata dal legame poetico-musicale tipico del repertorio del primo barocco, ho deciso
di concentrare la mia attenzione sulle metafore naturali che la poesia barocca mi offre.
Accostare la vita umana e i suoi svariati affetti alla condizione del mondo vegetale,
resiliente e insieme resistente nel rimanere in vita è una preziosa consolazione.
Amo le parole dello scienziato italiano Stefano Mancuso: “Le piante sono comunicatori
meravigliosi: condividono molte informazioni con le piante vicine o con altri organismi
come insetti o altri animali, intrecciano relazioni sociali complesse, mostrano
comportamenti simili al sonno e al gioco”.
Con l’augurio che la nostra convivenza su questo pianeta abbia finalmente come priorità il
reciproco ascolto e cura, tra noi e loro.
Io ci provo «a mio modo»,suonando.
Francesca Benetti