Riscrittura in forma teatrale del romanzo La gloria di Giuseppe Berto.L'indagine narrativa del romanzo di Berto ruota attorno alla figura di Giuda e al suo rapporto con l'intera vicenda evangelica.
Riscrittura in forma teatrale del romanzo La gloria di Giuseppe Berto
L'indagine narrativa del romanzo di Berto ruota attorno alla figura di Giuda e al suo rapporto con l'intera vicenda evangelica, in un fluviale redde rationem con i propri demoni interiori. L'adattamento teatrale sceglie invece di mettere a fuoco i momenti principali della relazione di Giuda con Gesù, cogliendo i due estremi della sua storia: il primo incontro con Cristo e il tradimento.
Il monologo, articolato come una appassionata confessione di quel che è accaduto, svela Giuda come perfetta incarnazione del tormento. Giuda è continuamente afflitto dalle domande fondamentali: dov'è l'Eterno? C'è davvero un Eterno o soltanto un infinito vuoto? Dio non risponde e da questo silenzio assordante emergono solo le parole dell'Ecclesiaste e la loro dichiarazione di vacuità del mondo. Non solo, anche Gesù è sempre guardato con sospetto dall’Iscariota e l'apostolo è assalito continuamente dal dubbio di trovarsi di fronte a un mentitore: se fosse solo un uomo come noi e i suoi prodigi solo imbrogli? La lacerazione della logica spinge Giuda fino ad identificarsi con Cristo. Nella scelta di farsi strumento di morte per il proprio maestro secondo un accordo tacito e segreto che li unisce fin dall'inizio, Giuda sembra dichiarare che forse non c'è differenza tra lui e il Salvatore: siamo morti alla stessa ora, tu sul Golgota, io poco lontano, appeso ad un albero. Entrambi traditi e traditori, innocenti e colpevoli e, alla fine, profondamente umani.
La messa in scena, adattabile a qualsiasi spazio, vuole raccontare la tormentata solitudine di Giuda visto come uomo contemporaneo, senza nessuna connotazione di scena o costume che lo riconduca alla verità storica e al periodo di riferimento. Giuda è uno di noi, nell’abito e negli
atteggiamenti. Il suo racconto avviene ex-post, vale a dire in un tempo posteriore agli avvenimenti, attraverso un racconto che riporta in vita il ricordo della passione e le lacerazioni interiori dell’apostolo.
Il lavoro interpretativo è totalmente fondato sulla parola e sulla narrazione.
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