Un viaggio tra i monologhi e le canzoni di Gaber e Luporini, per raccontare le nostre fragilità, contraddizioni e speranze. Cinico, ironico, sempre attuale.
e con Max Altieri chitarre | Enrico De Lotto basso | Matteo Pagliardi batteria
testi e musiche Giorgio Gaber, Sandro Luporini
arrangiamenti Accademia dei Folli
Più che un omaggio al papà del teatro canzone, lo spettacolo è un viaggio che segue un impulso, un istinto; di fronte all'immensa opera di Gaber e Luporini ci si sente un po' persi e disorientati e soprattutto folgorati dalla straordinaria, e a volte straziante, attualità dei monologhi e delle canzoni.
Gaber si affacciava sul ciglio di un baratro. Oggi ci troviamo in quel baratro e siamo in caduta libera.
E allora ci siamo davvero abbandonati anche noi in questa caduta libera, con tutta l'incoscienza a disposizione, senza aver paura di sbagliare, di mostrare il fianco, di risultare inadeguati, inadatti. E lo siamo senz'altro, in tutti i sensi.
In fondo è tutta una questione di fragilità, di saper accettare il disequilibrio, di non aver troppo timore di guardarsi davvero. Il fatto è che il Sig. G non è un personaggio. Il Sig. G siamo proprio noi.