La performance è strutturata come un atlante in cui, capitolo per capitolo, gli “esemplari” umani sono chiamati a esporsi su un palco-ring dove la durata delle azioni è scandita dal gong della regia.
La performance è strutturata come un atlante in cui, capitolo per capitolo, gli “esemplari” umani sono chiamati a esporsi su un palco-ring dove la durata delle azioni è scandita dal gong della regia.
Senza prendere ispirazione da niente che possa arrivare in salvo, senza appoggiarsi a rimandi di senso o storie già scritte -eccetto ciò che già, consciamente o inconsciamente, è parte acquisita dalla vita.
Il progetto è pensato come una serie di azioni, “proteste”, che nascono da pratiche solitarie e meditative dove il corpo si fa simbolo di un territorio in cui indirizzare il pensiero di Cura. Per il Festival verrà ospitato presso gli spazi dei Musei Civici
Rileggendo l’immagine della caduta degli angeli ribelli e spostandola ad un’osservazione su recenti fenomeni musicali ci si chiede che frequenza incarna il corpo che vive questo presente iper-culturale in continuo stato di avanzamento e accelerazione.
La performance I topi. Non li possiamo nemmeno vedere si muove nello spazio di ibridazione fra il teatro di prosa e la danza contemporanea.
La danza abita un confine instabile tra costruzione sociale e decostruzione interiore: la prima fatta di aspettative, ruoli, simboli codificati, l’altra intima e spesso silenziosa, che smonta pezzo per pezzo ciò che è stato appreso, imposto, assorbito.
Kaukokaipuu – per un’indagine sullo Stare è un solo di danza e voce in collaborazione con il sound designer Jacopo Cerolini. Kaukokaipuu è un termine finlandese che esprime una nostalgia per luoghi mai visitati.
Il complesso di Ofelia, l'effetto di Lady Macbeth, la tragedia di Giulietta. Ai personaggi femminili shakespeariani vengono spesso attribuite follia e instabilità. La popolarità della follia femminile si estende ben oltre l'opera di Shakespeare!
Il progetto artistico, che vede in scena i danzatori Fabio Pronestì e Diego Spiga con la musica di Simon Balestrazzi, prende spunto dal sole, simbolo di forza e energia, ma anche eterno ritorno dell’identico, silente e somma scansione del tempo.
Anatomia, dal greco ἀνατομή-dissezione, e Ricordo, dal latino recŏrdari-richiamare al cuore, si legano per costruire una rivelazione intima e sincera, che corre lungo la linea del tempo. Il titolo scelto evoca un corpo freddo, sezionato metodicamente.